venerdì 20 maggio 2016

Zhang Dejiang e le proteste a Hong Kong

Il mio commento per Limes sulle proteste a Hong Kong in occasione della visita del numero 3 del Partito comunista cinese. 
Fonte: http://www.thepeninsulaqatar.com/news/asia/382361/protests-in-hong-kong-as-top-china-official-visits


Gli attivisti pro-democrazia di Hong Kong hanno approfittato della visita di Zhang Dejiang, presidente del comitato permanente del Congresso nazionale del popolo e funzionario responsabile per le questioni di Hong Kong e Macao, per protestare contro il governo di Pechino.

Zhang, in quanto numero 3 del partito dopo il presidente Xi Jinping e il premier Li Keqiang, è stato il politico di più alto livello a visitare la Regione ad amministrazione speciale dopo Hu Jintao nel 2012. Il motivo formale della visita (parlare del ruolo di Hong Kong nel progetto “Una cintura, una via”) non è importato ai manifestanti. Questi, come avvenuto in maniera sonora anche nel 2014 durante la manifestazione Occupy central e la cosiddetta “rivoluzione degli ombrelli“, hanno chiesto maggiore democrazia.

Da quando Hong Kong è stata restituita dal Regno Unito alla Cina nel 1997 con la formula “un paese, due sistemi”, una parte dei suoi abitanti pretende di eleggere direttamente l’esecutivo e il legislativo. Questo è l’obiettivo finale della Basic Law, la legge fondamentale che garantisce agli hongkonghesi molte libertà politiche, economiche e sociali e definisce l’articolato sistema politico della regione.

Il suo funzionamento, apparentemente democratico, è in realtà gestito da Pechino, che di fatto seleziona il governo locale. Il testo quasi-costituzionale “scadrà” nel 2047 e i cittadini temono che quell’anno possa segnare il ritorno di Hong Kong sotto il completo controllo del governo centrale.

Questa eventualità non pare indispensabile per Pechino, che già influenza a sufficienza la vita politica delle regione. Inoltre, qui è già presente in maniera ufficiale e ufficiosa. Lo dimostrerebbero anche il recente prelievo e la detenzione nella Cina continentale di alcuni dirigenti editoriali e librai hongkonghesi, accusati di volervi contrabbandare un libro su una presunta relazione amorosa avuta da Xi Jinping in gioventù.

Zhang ha detto che Hong Kong non perderà la sua autonomia e la sua identità, ma non può pretendere l’indipendenza. È lecito aspettarsi nuove proteste l’anno prossimo, quando si terranno le elezioni del nuovo capo del governo locale. In ogni caso, per la regione il raggiungimento di una “democrazia genuina” pare ancora un miraggio.

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