giovedì 24 maggio 2012

Chen è in America.. a tempo determinato

Chen Guangcheng, il dissidente cinese che un mese fa si è rifugiato nell'ambasciata americana, ha lasciato Pechino. L'avvocato è atterrato sabato 20 maggio all'aeroporto di Newark con moglie e  figli, dopo aver ottenuto dal governo cinese un visto per studenti.
Chen Guangcheng con la moglie a New York
Chen frequenterà la New York University e studierà (in mandarino) diritto cinese, americano ed internazionale.

Per Chen sembra iniziare una nuova vita.

Ma quanto potrà durare?

Il visto per studenti consente di soggiornare in America solo per un arco di tempo limitato, al termine del quale l'avvocato autodidatta  dovrebbe tornare in Cina. 


Ma Chen non è uno "studente" qualsiasi e il ritorno nell'Impero di Mezzo potrebbe essere più complicato del previsto. 


Tre sono le considerazioni da fare:

1. Scaduto il visto, gli americani potrebbero trovare delle scuse (motivi di salute, rischio per l'incolumità) ed impedire il ritorno di Chen in Cina.  Il "caso Chen" diventerebbe, di nuovo, un occasione per rafforzare il soft power americano.


2.  Dal canto loro, i cinesi potrebbero non permettere a Chen di tornare nell'Impero di Mezzo:  le parole di un dissidente all'estero fanno meno male di quelle di uno in patria. La distanza geografica e la meticolosa censura applicata ai mezzi di comunicazione attutiscono ampiamente l'impatto delle notizie provenienti dall'estero e sbiadiscono il ricordo dei cinesi d'oltremare. 


3. Qualora Chen torni in Cina, potrebbe non essere trattato con i guanti di velluto. Si pensi a quanto stanno subendo i parenti del dissidente. Chen Kegui, nipote di Guancheng, è in carcere con l'accusa di tentato omicidio per aver ferito degli agenti che avevano fatto irruzione in casa; gli avvocati Ding Xingkui e Si Weijiang si sono offerti di difendere Kegui, ma gli è stato impedito di assumere l'incarico.  Inoltre il fratello del dissidente, Chen Guangfu, ha raccontato di esser stato torturato durante l'interrogatorio dei giorni scorsi.  

Insomma farebbe comodo a tutti che Chen rimanesse in America anche dopo la scadenza del visto, ma molto dipenderà dall'evolversi dei rapporti sino-americani sul piano politico ed economico.

In ogni caso, la controversia diplomatica non è ancora conclusa.





1 commento:

  1. L'opzione della permanenza in America è probabilmente quella che conviene di più ad entrambi, magari attraverso un accordo fra le due laboriose diplomazie: la Cina si libera di una spina nel fianco ed evita di essere sui giornali di mezzo Mondo per aver vessato un dissidente, gli Stati Uniti continuano a presentarsi come i paladini della giustizia sull'orbe terracqueo. Colpi di teatro da parte dell'uno o dell'altro sono sconsigliabili: Cina ed Usa hanno bisogno reciprocamente l'uno dell'altro più di quanto non vogliano pubblicamente far apparire.

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