martedì 5 giugno 2012

Lippi in Cina: quando il calcio diventa Soft Power

Dopo due anni di pausa Marcello Lippi, allenatore di Juventus, Inter e Nazionale, riparte dalla Cina: dal 17 maggio, l'ex CT azzurro è alla guida del Guangzhou Evergrande, con cui ha firmato un contratto da 10 milioni di euro a stagione per due anni e mezzo. 

Il Guangzhou milita nella Chinese Super League (CLS), la serie A mandarina. Il presidente della squadra, il trentunenne finanziere Liu Yongzhuo, si ispira dichiaratemente a Roman Abramovich ed intende fare della squadra di Canton il "Chelsea d'Asia". 
Partecipa alla spedizione lo staff composto da Rampulla (ex portiere della Juventus), Pezzotti, Gaudino e Maddaloni.

Lippi festeggia la sua prima vittoria in Cina


Marcello Lippi ha cominciato alla grande la sua avventura  battendo i Giapponesi del Tokio F.C. e approdando ai quarti di finale dell'Asian Champions League.  
Come gli arabi circa 10 anni fa, i cinesi hanno iniziato una ricca "campagna acquisti" sul mercato europeo per garantire un salto di qualità al proprio calcio. L'allenatore italiano non è infatti l'unico ad aver ricevuto proposte dall'Impero di Mezzo: anche Didier Drogba, ex Chelsea, e Alex Del Piero, ex capitano della Juventus, sembrano in partenza per l'Oriente.
La volontà (o la speranza) di far progredire il calcio mandarino al livello di quello europeo si inserisce nel contesto più ampio della crescita sportiva del paese del dragone.
In questi anni, numerosi sportivi cinesi sono saliti alla ribalta: Liu Xiang ha vinto la medaglia d'oro nei 110 metri ad ostacoli alle Olimpiadi di Atene 2004; la tennista Li Na (Na Li in Occidente) è stata n.4 del mondo nel 2011 e prima cinese a vincere il Roland Garros; i cestisti Yao Ming e Jeremy Lin, sono diventati stelle dell'NBA, l'olimpo del basket.
Per ragioni strategiche, il successo di questi atleti è importante non solo per i cittadini cinesi, ma anche per il Governo. 


Un atleta vincente è sintesi di forza fisica e talento; inoltre, in quanto personaggio pubblico, rappresenta la società in cui è nato e cresciuto. 

Pertanto, quando un cinese conquista una medaglia o vince una competizione internazionale, trasmette l'immagine di una Cina migliore (forte fisicamente e intellettualmente) e incentiva la diffusione della cultura confuciana nel resto del mondo.


In questo senso, il progetto calcistico iniziato con il viaggio di Lippi non è legato solo a fattori economici.Tenendo conto del peso sociale che il calcio ha in Europa, "lo sport più seguito al mondo" può diventare per i cinesi un mezzo di penetrazione culturale più efficace dei "ravioli al vapore" o degli Istituti Confucio.   

Anche il calcio è diventato Soft Power.

1 commento:

  1. Interessante analisi. Tuttavia, credo che il calcio sia diventato strumento di 'soft power' non appena è divenuto un fenomeno di massa: praticamente (quasi) da sempre.
    Basta pensare alla recente 'uscita' di Monti sulla possibilità di fermare il campionato per un paio d'anni: ha spostato l'attenzione dall'operato del governo ad una questione fattivamente inutile. Intanto, passa sotto silenzio la modifica costituzionale che impone il pareggio di bilancio (insostenibile in un paese sprovvisto di sovranità monetaria ed economica!) che segue l'ESM...
    Però tutti hanno gli occhi puntati sugli europei e sul calcio-scommesse!! :)

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