giovedì 10 marzo 2016

La bomba nordcoreana, le sanzioni cinesi

Il mio commento per Limes sugli sviluppi degli ultimi giorni in merito alla Corea del Nord.

Il leader della Corea del Nord Kim Jong Un. Fonte: Vox


Pyongyang ha nuovamente affermato di essere riuscita a miniaturizzare la bomba nucleare. Stavolta ad annunciarlo è stato direttamente il dittatore Kim Jong-un. La notizia arriva non a caso mentre Usa e Corea del Sud conducono esercitazioni militari congiunte che simulano, tra le altre cose, attacchi contro gli impianti nucleari nordcoreani.

La strategia di Kim è chiara: servirsi della forza bellica per legittimare la sua sovranità in patria e poter negoziare i necessari aiuti economici e alimentari stranieri da una posizione di forza.

La Cina storce il naso e sembra realmente intenzionata ad applicare le più rigide sanzioni previste dalla risoluzione 2270 del Consiglio di sicurezza Onu, adottata (con il consenso cinese) in seguito al quarto test nucleare condotto dalla Corea del Nord a inizio anno.

Pechino avrebbe infatti interrotto dal 1° marzo le importazioni di carbone e altri minerali dal paese di Kim. Inoltre, a febbraio la Industrial and Commercial Bank of China (Icbc), la più grande banca cinese, ha congelato i conti nordcoreani e la Cina avrebbe impedito alle navi provenienti dalla Corea del Nord di contattare i suoi porti.

Il regime di Kim dipende quasi interamente dalla Repubblica popolare in termini economici. Allo stesso tempo, la Corea del Nord rappresenta per Pechino uno Stato cuscinetto, che blocca sul 38° parallelo il contingente militare Usa dispiegato in Corea del Sud.

La Cina (che riscontra anche il malcontento dei cittadini verso Pyongyang) non vuole abbandonare l’alleato, ma comincia a stufarsi della sua eccessiva assertività. Per questo sta applicando le sanzioni. In sostanza, il presidente cinese Xi Jinping dice a Kim di non tirare la corda, ma il giovane dittatore al momento sembra non recepire.

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