venerdì 8 aprile 2016

Scandalo e opportunità: la Cina e i Panama papers

Nei documenti dello scandalo finanziario più grande della storia figurano anche alcuni parenti di almeno 8 tra ex e attuali membri del Comitato permanente del politburo del Partito comunista cinese (Pcc). Tra questi c’è anche il cognato del presidente Xi Jinping. Il mio commento per Limes.



Pechino ha censurato i contenuti riguardanti strettamente l’élite mandarina. Il quotidiano Global Times ha pubblicato un articolo in cui afferma che dietro ai Panama Papers vi sono “forze potenti”, che i media occidentali prendono il controllo di queste informazioni ogni volta che sono divulgati simili documenti e che Washington esercita una “particolare influenza”. L’articolo non menziona però il coinvolgimento dei parenti di membri del Pcc nello scandalo.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Hong Lei ha liquidato la questione come “priva di fondamento”, ma il suo commento non è menzionato nella sintesi della conferenza stampa di martedì 5 aprile.
Non è la prima volta che le ricchezze dei politici cinesi e dei loro familiari sono rese note da giornalisti occidentali. Per esempio si veda l’inchiesta di Bloomberg del 2012 sulle ricchezze della famiglia di Xi.
La presenza dell’architetto francese Patrick Devillers nei Panama Papers potrebbe far luce sull’assassinio avvenuto nel 2011 dell’uomo d’affari britannico Neil Heywood per mano di Gu Kailai, moglie dell’ex capo del partito a Chongqing Bo Xilai.
Secondo l’Icij, l’organizzazione giornalistica che ha diffuso i documenti, Heywood ha probabilmente minacciato Gu di rivelare informazioni riguardo una compagnia alle isole Vergini da lei utilizzata per coprire il possesso di una villa nel Sud della Francia.
Stando ai documenti divulgati da Icij, pochi giorni dopo la morte di Heywood la proprietà delle azioni della società di Gu è stata trasferita a Devillers, probabilmente per nascondere il movente dell’omicidio. Ciò non è bastato per impedire il declino di Bo e della moglie, ora entrambi in carcere.
Al di là di questo episodio, Pechino teme evidentemente che i Panama Papers possano danneggiare l’immagine del Pcc e del presidente. Da due anni Xi è impegnato in una rigorosa campagna anticorruzione per colpire i funzionari corrotti nel partito e nelle Forze armate (tra gli ultimi vi è l’ex generale Guo Boxiong) e neutralizzare i suoi avversari politici.
Alla luce di ciò non è da escludere che la Commissione centrale per l’ispezione disciplinare del Pcc stia analizzando attentamente i documenti trafugati per capire se possano essere utilizzati nell’ambito della campagna anticorruzione, trasformando lo scandalo in un’opportunità.

Per approfondire:
La famosa serie televisiva made in Usa è seguita da milioni di cinesi. I media fedeli al governo di Pechino la presentano come il riflesso della corruzione nella politica americana, ma ai più ricorda le lotte interne al Partito comunista in corso nella Repubblica Popolare.
Viva i paradisi fiscali!di C. Stagnaro [2009]
La demonizzazione degli ‘uncooperative tax havens’ esprime la competizione fra gli inferni occidentali ad alta fiscalità e alcuni piccoli Stati, ben amministrati, a bassa fiscalità. Il caso delle Isole Cayman e quello del Delaware. La retromarcia di Obama.

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