Il progetto "una cintura, una via". |
L’incontro tra il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni e il suo omologo cinese Wang Yi ha confermato l’intensificarsi delle relazioni tra Italia e Repubblica popolare, soprattutto sul piano economico.
Wang
ha colto l’occasione per esaltare le opportunità che il grande mercato
dell’Impero del Centro può fornire alle piccole-medie imprese nostrane,
dotate di tecnologia di alto livello e know-how.
Roma e Pechino intendono cooperare in diversi settori:
tecnologie verdi e sviluppo sostenibile, agricoltura e sicurezza
alimentare, urbanizzazione sostenibile, sanità e servizi sanitari,
aviazione e aerospazio. Proprio le aree in cui la Repubblica popolare
deve progredire per affrontare la transizione economica e sociale verso
la “nuova normalità", caratterizzata da una crescita meno accentuata e
una maggiore attenzione alla qualità della vita dei cinesi.
Negli ultimi anni gli investimenti cinesi in Italia sono aumentati notevolmente, anche in aziende d’interesse strategico (vedi
per esempio Eni, Enel, Terna, Ansaldo, Telecom Italia, Fiat Chrysler e
Pirelli) e nel 2015 l’interscambio commerciale sino-italiano ha
raggiunto i 38,6 miliardi di euro. La cifra potrebbe aumentare nei
prossimi anni grazie al crescente coinvolgimento della paese nel
progetto infrastrutturale e commerciale “Una cintura, una via”.
Posizionata strategicamente nel cuore del Mar Mediterraneo, l’Italia rappresenta il perfetto anello di congiunzione tra la rotta terrestre e quella marittima delle “nuove vie della seta”, come testimoniano le rappresentazioni cartografiche ufficiali. Ciò rende la Penisola potenziale meta degli investimenti cinesi anche nel settore delle infrastrutture.
In tale ambito, si consideri lungo la rotta terrestre il progetto di costruzione di una grande rete ferroviaria ad alta velocità per unire l’Europa all'Asia promosso dal Railway silk road cities forum, cui partecipano ad oggi 30 città e che ha come sede europea Torino.
Lungo la rotta marittima rilevano per esempio gli sforzi di Venezia, che insieme
a Marghera, Ravenna, Trieste, Capodistria (in Slovenia), Fiume (in
Croazia) intende creare una moderna rete portuale in grado di accogliere
i flussi commerciali cinesi e competere con le infrastrutture di
Rotterdam e Anversa nel Nord Europa e il Pireo in Grecia.
Per approfondire:
Dove e perché investe la Cina, di G. Cuscito
La
China Investment Corporation, primo fondo sovrano della Repubblica
Popolare, continua a puntare sull’energia, ma intende espandersi anche
nella produzione alimentare. Pechino si prepara a sostenere il futuro
incremento del consumo interno di cibo.
La grande strategia cinese, di Qiao L.
Per
rispondere al perno asiatico di Obama, la Cina deve necessariamente
muovere verso Occidente. E internazionalizzare la propria moneta. La
finanza conta più delle portaerei. In attesa che le innovazioni
tecnologiche si ribellino all’America.
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