giovedì 3 maggio 2012

La fuga di Chen terrorizza gli USA e la Cina?

Nel film “l’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente” diretto ed interpretato da Bruce Lee nel 1972, il protagonista parte per Roma dove aiuterà “a suon di calci” degli amici minacciati dalla mafia locale. 
Il Chen di cui oggi parlano i quotidiani di tutto il mondo non padroneggia il Kung Fu, ma è comunque in grado di mettere in difficoltà Cina e Stati Uniti. 
Noto dissidente cinese, avvocato autodidatta e non vedente dalla nascita, Chen Guangcheng è diventato famoso dopo aver condotto una campagna contro l’aborto e la sterilizzazione forzata. 
Domenica 22 aprile l’attivista è fuggito dalla sua casa-prigione nel villaggio di Linyi nello Shandong dove era sorvegliato giorno e notte da agenti governativi. Una volta scavalcato il muro della sua abitazione, Chen si è recato nel posto “più sicuro della Cina” per un dissidente: l’ambasciata americana

Oggi l’agenzia governativa Xinhua, che nei giorni passati non si è mai occupata dell’argomento, comunica che l’avvocato ha abbandonato la sede diplomatica statunitense e si trova nell’ospedale di Chaoyang per ricevere delle cure mediche.
Secondo il New York Times, i funzionari americani avrebbero aiutato e accolto Chen per motivi umanitari; l’avvocato inoltre non si sarebbe rifugiato nell’ambasciata per chiedere asilo politico, ma per spingere il governo cinese a lasciarlo vivere  liberamente in Cina con la propria famiglia.
Il dialogo diplomatico è cominciato il 26 aprile. In base all’accordo tra americani e cinesi, Chen sarà trasferito con la sua famiglia a Tianjin, nel nord est della Cina. Inoltre, l’avvocato avrà la possibilità di proseguire gli studi accademici.
L’inaspettata fuga del dissidente Chen è avvenuta, forse non per caso, poco prima del viaggio del Segretario di Stato americano Hillary Clinton che si trova a Pechino per lo “Strategic and Economic Dialogue” sino-americano.
I cinesi hanno dichiarato di non aver gradito la sleale ingerenza americana negli affari interni dell’Impero di Mezzo; dal canto loro gli USA non sembrano sentirsi eccessivamente in colpa per aver aiutato Chen.
Malgrado l'evidente tensione sul piano diplomatico, è nell’interesse di entrambe le parti evitare che l'accaduto condizioni i negoziati in corso. 

Che si pronunci Business o 业务(Yè Wù) non fa differenza: entrambi i paesi pensano prima agli affari. 


   


2 commenti:

  1. questo blog si arricchisce e diversifica sempre piu'. mi piace....

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  2. Non male caro Giorgio ma... occhio a non dimenticare che il tema dei diritti umani è una leva che da anni gli USA utilizzano (soft power?!) per tenere sotto pressione la Cina (es. tematiche tipo laoGai; diritti Tibet; etc). Gruppi no-LaoGai ad esempio sono attivi in mezzo mondo, anche in Italia, ed hanno convergenze "sospette": dalla destra di governo fino alla sinistra radicale... Difficile credere che siano solo simpatici e raccolgano consensi per sincera convinzione.

    Insomma: nelle relazioni internazionali - come sempre - non esistono benefattori (se non di se stessi) ;)


    A presto e buon lavoro! ;)

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