giovedì 26 maggio 2016

Le proteste degli studenti migranti in Cina

Il mio commento per la rassegna di Limes

In Cina l’accesso all’università è legato alla registrazione di residenza (hukou). Significa che queste offrono più posti agli studenti registrati nella provincia in cui hanno sede. Generalmente quelli non registrati devono ottenere punteggi più elevati rispetto agli altri per entrare. 

Fonte: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/6a6c8b18-20be-11e6-aa98-db1e01fabc0c.html#axzz49kMHJk3E

Ciò non consente alla maggior parte di loro l’accesso alle università prestigiose, che si trovano nelle grandi città. Allo stesso tempo, gli studenti nelle provincie più numerose competono per meno posti. 

Secondo i manifestanti, il nuovo provvedimento con cui il ministero dell’Istruzione ha ordinato di ridurre le quote assegnate in base all’hukou non garantirà equilibrio tra gli interessi delle varie amministrazioni. Chi protesta sostiene che le università di Pechino e Shanghai offriranno ai giovani privi del loro hukou una percentuale inferiore di accessi rispetto a quella che invece dovranno garantire a questa categoria di studenti le provincie più grandi. 

Si pensi allo Hebei (uno dei luoghi delle proteste), che con Pechino e Tianjin formerà Jing-Jin-Ji, una megalopoli da 130 milioni di abitanti. Tra gli obiettivi di tale progetto vi è il trasferimento di alcune attività non essenziali fuori dalla capitale per ridurre la densità demografica, l’inquinamento, il traffico e i prezzi del mercato immobiliare. 

È probabile che aumentando la quota di studenti non appartenenti alla provincia il governo centrale voglia facilitare lo spostamento dei residenti a Pechino e Tianjin verso la periferia e ridurre il flusso migratorio inverso. Trasformando la capitale in un centro di eccellenza per pochi e riducendo su di essa la pressione demografica. Data la sensibilità dell’argomento, questo trend può senz’altro generare nuove proteste in futuro.

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