giovedì 5 maggio 2016

La rivista francescana e il messaggio per la Cina

Sembra proseguire il riavvicinamento tra Pechino e la Santa Sede. Il mio commento per la rassegna quotidiana di Limes.



 In un’intervista alla rivista “San  Francesco” dei Frati di Assisi, il segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin ha affermato che il cammino “non è ancora concluso”, ma che le “prospettive sono promettenti”. L’affermazione acquista maggior rilievo se si pensa che entro fine mese questo periodico sarà anche tradotto in mandarino e pubblicato in Cina con cadenza trimestrale.

La copertina del primo numero in cinese rappresenterà papa Francesco davanti alla chiesa dedicata a Matteo Ricci – gesuita come l’attuale pontefice – figura molto apprezzata in Cina perché aveva abbracciato gli usi e costumi cinesi, capendo che per evangelizzare il paese non bisognava spazzarli via, ma trovare il modo di farli coesistere con la religione cristiana.

La Santa Sede sembra tendere nuovamente la mano a Pechino dopo che a febbraio papa Francesco ha rilasciato la sua prima storica intervista sulla Cina. Il pontefice ha detto che non bisogna temere l’ascesa della Cina e ha fatto gli auguri per il capodanno lunare al presidente cinese Xi Jinping (prima volta nella storia). L’intervista ha avuto un riscontro positivo sui media cinesi e Pechino ha di fatto riconosciuto un disgelo nei rapporti con la Santa Sede tramite il tabloid semigovernativo in lingua inglese Global Times.

Due sono gli ostacoli alla riapertura delle relazioni diplomatiche sino-vaticane.

In primo luogo la Santa Sede intrattiene rapporti diplomatici con Taiwan, considerata da Pechino ancora una provincia della Repubblica popolare. In realtà, già nei negoziati segreti sino-vaticani del 2005 (cui ha partecipato proprio Parolin), la Chiesa sembrava disponibile a uno spostamento della nunziatura da Taiwan alla Cina continentale. Ma non è da escludere che sia proprio Pechino a non volere compiere questo passo per timore che alimenti le tensioni con i fedeli della Chiesa “sotterranea” cinese, fedele al papa e perseguitata dalle autorità locali.

Il secondo è la nomina dei vescovi in Cina, rivendicata sia da Pechino sia dalla Santa Sede. La Cina non accetterà il totale controllo della Chiesa in tale ambito. Il compromesso qui è necessario. Secondo alcuni anonimi esperti citati dal Global Times una soluzione potrebbe essere il “modello cinese” di selezione, secondo cui la Santa Sede approva i vescovi proposti dalle autorità cinesi.

Pare questo il punto più importante e complicato dei rapporti sino-vaticani e la ragione principale dei messaggi distensivi rivolti dalla Chiesa all’Impero del Centro.

Per approfondire:
Francesco attrae l’opinione pubblica cinese con la critica alla corruzione e al materialismo. La scelta di Parolin è un segnale di apertura a Pechino. L’accordo fra Santa Sede e Repubblica Popolare Cinese sarà incentivato dalla beatificazione del gesuita Matteo Ricci.
L’avventura dei cattolici in Cinadi G. Valente [2005]
Il dialogo fra Vaticano e Pechino sta prendendo corpo, insieme alla ricomposizione di fatto della frattura fra Chiesa clandestina e Chiesa ufficiale. Una storia di martirio e di compromessi. Le diverse linee nella curia romana, attraverso documenti inediti.

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